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TECNICHE
PITTORICHE
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Olio Dai primi dell’Ottocento, la disponibilità di colori preparati
industrialmente accantonò quasi del tutto l’arte di preparare artigianalmente i
colori, fino allora praticata dagli artisti. Gamme più ricche e maggior
versatilità del colore consentirono nuove tecniche favorendo altri livelli di
abilità. William Turner, diretto precursore dell’Impressionismo e gli
Impressionisti francesi promossero la tecnica di frammentazione del colore:
colori opachi apposti con pennellate e tocchi contigui si fondevano nella
percezione osservando a giusta distanza. La loro tavolozza, priva di nero, era
di poche terre. Tecnica impressionista e personali innovazioni applicate da Van
Gogh furono apprezzate agli esordi del XX secolo conferendo ulteriore libertà
alla tecnica che registrò differenti e inediti approcci: coesistono la tecnica
classica, discendente direttamente da Van Eyck, impiegata ad esempio da Salvator
Dalì, e il dripping, gocciolamento dei colori su supporto disposto
orizzontalmente, introdotto dall’espressionismo astratto e tipico di Jackson
Pollock.
La tecnica ad olio rimane legata in ogni caso ad un corretto
impiego dei materiali che sono i pigmenti mescolati con leganti come olio di
lino in varia proporzione. La compiuta ossidazione dell’olio rende solida e
secca la pellicola di colore. Ai pigmenti già miscelati nell’olio è aggiunto un
diluente come la trementina che conferisce giusta consistenza al colore.
Supporti per la pittura ad olio sono tele, preferibilmente di lino, da preparare
(in commercio anche tele di lino o cotone già mesticate), tese su telai; tavole
lignee, di compensato multistrato, truciolare ma meglio se di mogano; cartoni e
carte possibilmente trattate con colle o gelatine; piccole lastre di rame;
lastre di vetro dipinte al verso.
Colori, pennelli di varie forme,
misure e morbidezza, di setole bianche di maiale o di martora o di peli di
tasso; spatole d’acciaio liscio e flessibile; tavolozza, ciotole per l’olio e la
trementina, canna appoggiamano e cavalletto costituiscono l’attrezzatura
classica per la pittura ad olio.
Tra le tecniche introdotte a fine
Ottocento, quella del bagnato su bagnato, impiegata da Manet facendo mescolare i
colori prima dell’ essicazione, tipica del lavoro che vuol riferirsi alla prima
impressione suscitata nell’artista, in opposizione ai tempi lunghi e meditati
della tradizionale pittura da cavalletto eseguita soltanto in studio. Agli anni
Quaranta del Novecento risale il frottage di Max Ernst, ottenuto appoggiando e
quindi sollevando un foglio su una stesura di colore fresco la cui superficie
risulta quindi leggermente rilevata. L’impasto, consistente in colore denso,
apposto a pennello o a spatola con effetto tridimensionale, già utilizzato come
base per successive velature, è stato utilizzato dagli interpreti dell’Informale
negli anni Cinquanta per creare un effetto di texture ricca e materica, nello
spessore della quale sono inferti segni profondi con le dita o col legno del
pennello. La verniciatura a base di cera di un dipinto ad olio conferisce
opacità alla superficie; una resina o una vernice a base alcolica dà una
superficie lucida. |