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Arte Neoclassica

NEOCLASSICISMO

Tendenza artistico-letteraria che, secondo una corretta visione storico-critica, si riferisce al periodo compreso tra la metà del sec. XVIII e i primi decenni dell'Ottocento e, più in particolare, aglianni tra lo scoppio della Rivoluzione francese (1789) e la caduta di Napoleone, con la conseguente affermazione della Restaurazione in Europa. Con valore metastorico e categoriale, il termine è stato spessoapplicato anche a quei momenti artistici in cui fosse esplicato il riferimento ai modelli della classicità.La fase di maggior espansione del neoclassicismo a livello europeo è quella legata alle fortune napoleoniche, dagli inizi dell'Ottocento alla fine dell'impero, e perciò chiamata anche stile Impero. Ciò che distingue nettamente il neoclassicismo da altri precedenti riferimenti al grande patrimonio della classicità, succedutisi nel mondo occidentale, è che esso si pose esplicitamente, per la prima volta, il problema di una teorizzazione dell'arte: non a caso intorno alla metà del sec. XVIII si formò un'autonoma scienza dell'arte, cioè l' estetica (Baumgarten, Aesthetica, 1750-58), e vennero così affermati l'autonomia del fare artistico e il suo riferirsi a ideali specifici del suo campo, cioè estetici. Sulla base del profondo rinnovamento apportato nella cultura europea dall'illuminismo, la teorizzazione neoclassica prese vita a Roma negli scritti di A. R. Mengs (Pensieri sulla bellezza e il gusto nella pittura, 1762) e di J. J. Winckelmann (Storia dell'arte nell'antichità, 1764): la razionalità illuminista è alla base di scelte che non si riferiscono più alla natura come fonte di ispirazione, ma a un modello di bellezza ideale, rintracciato nell'arte greca, caratterizzata, secondo Winckelmann, da «una nobile semplicità e una quieta grandezza». Al costituirsi di tale modello (che in Winckelmann presenta caratteri assoluti e astorici, poiché elevare un momento storico a modello significa appunto trasferirlo dal piano della concreta individuazione storica a quello delle idee) contribuirono notevolmente le scoperte e gli scavi archeologici (a Pompei ed Ercolano furono condotti tra il 1738 e il 1765), la formazione dell'archeologia come scienza e la diffusione di pubblicazioni sulle antichità greche (si ricordano l'opera di Leroy, Le rovine dei più bei monumenti della Grecia, 1758, quella di Stuart e Revett, Le antichità di Atene, 1762). La fortuna critica del neoclassicismo fu a lungo condizionata dalla violenta polemica condotta contro di esso, fin dal suo primo manifestarsi, dal romanticismo, per cui si venne codificando l'immagine del n. come stiled'imitazione, freddo, impersonale e accademico, fuori dalla storia, viziato di archeologismo e paludamenti da museo. Gli studi moderni, e i più recenti in particolare, hanno viceversa dimostrato l'assurdità storica della pretesa antinomia dei due aspetti "classico" e "romantico", sottolineando da un lato la contemporaneitàcon cui si svilupparono (dalla metà del sec. XVIII) aspetti tipicamente preromantici (come le poetiche del pittoresco e del sublime in Inghilterra, e dello Sturm und Drang in Germania) e teorizzazioni esplicitamente neoclassiche; dall'altro come tra questi fenomeni non esistesse netta contrapposizione e come l'atteggiamento degli artisti neoclassici nei confronti dei loro modelli fosse ben lungi da una visione puramente museografica o archeologica. D'altro canto si è anche sottolineato come lo "stile" (il neoclassicismo fu il primo movimento a identificarsi col termine in senso proprio) non sia statoper il neoclassicismo un sistema rigido e codificato, ma piuttosto la ricerca di un metodo operativo, di un codice disponibile a diverse esigenze storiche e sociali. Per questo il neoclassicismo arrivò a sostanziare in Francia non solo la cultura figurativa e il costume, ma le idealità della Rivoluzione e dell'impero napoleonico, attraverso il riferimento ai grandi modelli etici della democrazia ateniese e della Repubblica romana, calandosi profondamente nella storia e assumendo quindi «quel compito di educazione civile che l'estetica illuminista assegna[va] all'arte in luogo dell'antica funzione religiosa e didascalica» (Argan).Nella teorizzazione del neoclassicismo occupa un ruolo primario la scultura, poiché in essa venne individuata la forma principe in cui si era realizzato l'ideale di bellezza dei Greci: fu quindi in questo campo che la proposizione del "modello" si fece sentire pesantemente, specialmente nell'insegnamento accademico la cui base era proprio costituita dalla copia dei gessi tratti da sculture antiche, in genere copie di epoca romana. Infatti la conoscenza degli originali della scultura greca fu frammentaria epiuttosto tarda.
Se pur meno rigorosamente teorizzata rispetto alla scultura (anche per la scarsa disponibilità di reperti pittorici antichi), la pittura neoclassica presenta aspetti assai vari e complessi: da un lato appare strettamente legata alla scultura, non solo per l'adozione degli stessi modelli (le statue e i rilievi greco-romani, le figurazioni delle ceramiche antiche) ma anche per il riferimento allo stesso principio informatore, quello del "disegno", elemento squisitamente mentale e razionalizzante; dall'altro l'esistenza di una lunga tradizione classicista ampliò il campo teorico all'assunzione di modelli canonici come Raffaello e Poussin, mentre le maggiori possibilità espressive insite nel mezzo pittorico diedero vita a manifestazioni differenziate, dal quadro storico al ritratto, al paesaggio, al repertorio di genere. D'altronde proprio nel campo della pittura appaiono con maggiore evidenza le complessità della cultura neo-classica, negli agganci alle contemporanee poetiche preromantiche, di modo che personalità e momenti sono difficilmente definibili entro precise etichette. Se infatti fu una sostanza etica e civile ad animare l'attività di J.-L. David, pittore della Rivoluzione prima, dell'epopea napoleonica poi, diversa fu l'interpretazione che della stessa temperie storica offrì un altro pittore napoleonico, l'italiano A. Appiani, meno rigorosamente storica e più celebrativa; e diversa ancora la "cronaca" delle campagne napoleoniche narrata da A.-J. Gros con impeto e slancio partecipativo del tutto preromanici; così come è impossibile definire in modo unilaterale la personalità di un artista "disimpegnato" come J.-A.-D. Ingres, maestro dell'arte pura, per il quale il disegno era "la probità dell'arte", né classico né romantico, e che tuttavia è stato presenza fondamentale per momenti culturali diversi, dal purismo allo stile troubadour, al romanticismo storico. Non meraviglia inoltre che i Paesi in cui più vive e precoci furono le tendenze preromantiche, come l'Inghilterra e la Germania, non abbiano dato vita a fenomeni pittorici rapportabili in senso proprio allo stile neoclassico.

BIBLIOGRAFIA
M. Praz, Gusto neoclassico, Napoli, 1959; F. Antal, Classicism and Romanticism, New York, 1966; H. Honour, Neo-classicism, Londra, 1968; G.C. Argan, Studi sul Neoclassicismo, in La storia dell'arte, Firenze, 1970; idem, L'arte moderna 1770-1970, Firenze, 1970; R. Assunto, L'antichità come futuro. Studio sull'estetica del Neoclassicismo Europeo, Milano, 1973; F. G. Pariset, L'art néo-classique, Parigi, 1974; M. Fleischmann, M. Hales, Neoclassico, Milano, 1989.

 

     

 
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