BAROCCO
Nell'arte figurativa
europea, fase cronologicamente compresa tra il manierismo
e quell'estremo risultato del b. stesso che fu il rococò
(sec. XVII e inizi del XVIII) . Proprio partendo dal
manierismo si può abbozzare una genesi del b. (necessariamente
generica data la complessità dei fenomeni che il termine
sottintende) come rinnovata sensibilità alla natura,
al di là di stili e forme predeterminati, di cui la
crisi manieristica aveva rivelato l'usura, attraverso
la ripetizione di moduli ormai esausti. La crisi estetica
e conoscitiva del manierismo, quella religiosa e politica
della Controriforma stimolano a una critica dall'interno
ai canoni classici e di riscoperta di forme di espressione
che rivalutano sentimento e apparenza: non si indaga
più la "ratio" della natura e delle forme,
ma si pone un nuovo rapporto emotivo e formale tra l'uomo
e le cose. Per questo sostanziale rinnovamento ci si
varrà di tutti quei diversi mezzi che una tecnica abile
fino all'illusionismo mette a disposizione dell'artista
barocco. Lo spazio in architettura si fa avvolgente
e organico: la sua ragione geometrica non coincide con
la sua essenza, ma è un mezzo per superare il limite
tra apparenza e realtà. La prospettiva è illusiva e
scenografica, sempre in rapporto con lo spettatore:
negli edifici aperti verso l'esterno in un dialogo continuo
con lo spazio urbano o con il paesaggio; nelle pale
sacre in cui il gesto invita a una partecipazione emotiva;
nella scultura sempre in rapporto dinamico con lo spazio
che la ospita. A una più intima interdipendenza tra
opera d'arte, spettatore e spazio corrisponde una più
sostanziale aderenza tra le diverse tecniche: pittura
e scultura si inseriscono nell'architettura modificandola;
architettura e decorazione nascono contemporaneamente.
La luce, elemento essenziale nello spazio b., non è
più il "lume" chiaro e assoluto del Rinascimento,
ma un "infinito relativo" che irrompe nelle
navate delle chiese a esaltarne le strutture, accende
i colori o li squarcia con raggi improvvisi sulle tele,
esalta la superficie del marmo, dello stucco, del legno
dorato. Il linguaggio b. elaborato nei primi decenni
del Seicento da Rubens, Bernini e Borromini conquista
le maestranze a tutti i livelli: artigiani, plasticatori,
ebanisti, argentieri contribuiscono alla sua diffusione
con apporti vitali. Da questi aspetti essenziali del
nuovo stile non va disgiunta la sua profonda aderenza
a quella realtà storica con la quale cresce e si sviluppa:
le monarchie assolute (Spagna e Francia) e il papato
postcontroriformistico contribuiscono, con precetti
e imperativi categorici, alla determinazione di alcune
forme dell'edilizia ecclesiastica e di corte: valga
p. es. la tipologia della chiesa a navata unica, sul
modello di quella del Gesù del Vignola, che, per la
perfetta funzionalità liturgica, si diffonde in Europa
e in America. Né si possono trascurare gli aspetti particolari,
le elaborazioni nazionali e regionali e tanto meno quelle
antitesi dinamiche tra classicismo retorico e totale
superamento dei canoni (in architettura), tra realismo
e decorativismo allegorico (in pittura), entro cui si
configura il b. europeo e che coesistono all'interno
delle situazioni culturali nazionali: esemplare in Italia
il rapporto tra il Bernini e il Borromini, tra il Caravaggio
e Pietro da Cortona. Possiamo dunque individuare all'interno
del b. europeo alcune grandi correnti e aree di influenza
che nulla tolgono all'unità di un fenomeno internazionale.
Una corrente naturalistica e scenografica che dall'Italia
e dalla Spagna si diffonde nell'Europa centr. e, tramite
la zelante attività degli ordini religiosi, raggiunge
le colonie americane; una corrente accademica e classicheggiante
in Francia, Inghilterra, Olanda; e infine la grande
corrente del realismo caravaggesco, fenomeno apparentemente
polemico nei confronti del b. nella sua accezione decorativa
e scenografica, ma che nasce da quella stessa attenzione
alla natura, oltre la tradizione classica, che ci era
parso uno dei punti di avvio del nuovo stile. In
Italia, il b. romano costituisce il filone maestro del
nuovo stile; inoltre più che altrove èevidente a Roma,
capitale della cattolicità, la particolare aderenza
del fenomeno artistico a una realtà sociale entro cui
si sviluppa in piena rispondenza di intenti. Nel fervore
di opere cui Sisto V e Paolo V avevano dato l'avvio,
valendosi della collaborazione di Maderno, Fontana,
Della Porta, veniva definendosi il nuovopiano urbanistico
della città a direttrici prospettiche verso i monumenti
maggiori, strutturascenografica di base per la Roma
barocca. La successiva generazione di artisti, sotto
il papato di Urbano VIII, portò a maturazione un discorso
implicito. In architettura il superamento dei metodi
classici di composizione si è realizzato attraverso
una critica dall'interno agli ordini classici, che si
risolve in un ampliamento e in una revisione: protagonisti,
negli anni intorno al 1630, Gian Lorenzo Bernini, Francesco
Borromini, Pietro da Cortona. Spazi e volumi, non più
composti secondo una geometria semplice e immediatamente
evidente nella sua logica, diventano campo di tensioni
che piegano e incurvano strutture e superfici, si complicano
nella subordinazione delle parti. Esemplari, pur nella
diversità di risultati, le chiese dei SS. Luca e Martina
(1634-50) e di S. Maria della Pace (1656), di
Pietro da Cortona, S. Carlino alle Quattro Fontane (1634)
del Borromini e la monumentale soluzione scenografica
del colonnato berniniano per S. Pietro (1656-67), emblema
dei rinnovati intenti propagandistici del papato. Alla
pianta centrica si preferisce la pianta ellittica, polilobata,
stellare (S. Ivo alla Sapienza e S. Agnese in piazza
Navona del Borromini; S. Andrea al Quirinale del Bernini
), organizzata attorno al fulcro dinamico della cupola
che raccoglie e risolve la tensione delle membrature
e delle superfici. Nell'edilizia privata, il palazzo
Barberini del Bernini instaura una tipologia destinata
a diffondersi. Architettura e decorazione, dipinta e
scolpita, hanno un valore di "insieme" inscindibile.
La pittura decorativa nell'opera di Pietro da Cortona,
di padre Pozzo, di G. B. Gaulli, si configura come superamento
del classicismo dei Carracci (Galleria di palazzo Farnese,
1594-96) che pure ne ha costituito il punto di partenza;
le celebrazioni allegoriche di Urbano VIII a palazzo
Barberini (1633-39), di S. Ignazio (1682-98) e del Gesù
(1672-83) nelle chiese omonime, prescindendo da ogni
partitura architettonica, creano spazi illusori che
dilatano i limiti della struttura architettonica, instaurando
un genere destinato a evolversi in tutta l'area europea,
fino al Settecento avanzato (Tiepolo). A lato del grande
filone della pittura decorativa, la più meditata esperienza
artistica del Caravaggio, esprimendosi in forma realistica
e antiretorica, costituisce una delle alternative dinamiche
all'interno del b. italiano ed europeo, dando l'avvio
a una corrente che troverà epigoni in Francia, Spagna,
nelle Fiandre (Valentin, Ribera, Elsheimer), nell'Italia
merid. (Caracciolo, Preti) e in Toscana (O. Gentileschi).
A Venezia B. Longhena interpreta in termini b. in
S. Maria della Salute il classicismo palladiano, mentre
negli "ateliers" dello Strozzi, del Fetti,
del Liss si elabora criticamente la grande tradizione
pittorica veneta del Cinquecento. A Bologna, sulle esperienze
decorative dei quadraturisti, si forma la dinastia degli
scenografi Bibiena e l'Accademia degli Incamminati tiene
viva una tradizione classicheggiante, avviata dai Carracci,
nell'opera di G. Reni e del Domenichino. A Milano G.
B. Crespi, il Morazzone e Tanzio da Varallo interpretano,
coerentemente con la tradizione locale memore dell'ascetismo
controriformistico dell'età di San Carlo, il dramma
sacro come invito alla meditazione e all'ascesi. Torino
infine, capitale dello Stato sabaudo, viene configurandosi
lungo tutto il Seicento come città b.; il suo nucleo
storico e monumentale si accentra intorno alle piazze
S. Carlo (1637) e del Castello, massime manifestazioni
della rinnovata urbanistica della città. I legami con
la Francia giustificano una ricerca di monumentalità
basata sull'iterazione di motivi architettonici, e un
classicismo che esclude, per un'esigenza di più contenuto
decoro, i risultati più audaci del b. romano. Nella
decorazione degli interni gli Affreschi allegorici di
Guidobono, di Dufour (palazzo Madama), di Seyter (palazzo
Reale) sono inquadrati da stucchi e intagli eseguiti
da maestranze luganesi e locali. In una fisionomia cittadina
aperta e internazionale cui i Castellamonte hanno impresso
un definitivo carattere, l'opera di Guarini (cappella
della Sindone, 1668; palazzo Carignano, collegio dei
Nobili, ca. 1680) si inserisce con la giustezza di un
contrappunto, e quella di Juvara, all'inizio del Settecento
(basilica di Superga, 1716; palazzo Madama, 1718; palazzina
di Stupinigi, 1729-30), con intelligente coerenza.
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